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PostRetrò. I postumi di una festa

Un’altra estate sta passando e senza troppi problemi sta finendo. È poco tempo da Tortoretrò, l’evento che abbiamo organizzato noi della Consulta Giovanile Comunale di Tortoreto. Ora, con più calma e a bocce ferme si possono fare delle riflessioni, che in quei giorni lì, per forza di cose non riesci a fare.

Partiamo dal fatto che è stato un evento con una gestazione di più di un mese e organizzarlo non è stato affatto facile, ma alla fine la cosa più importante è che ci sia stata gente, infatti una Tortoreto così piena difficilmente si vede.

Secondo punto, il lavoro di squadra paga sempre. Abbiamo lavorato duro per realizzare il tutto e ci siamo dati una mano l’un l’altro. C’è chi si occupava degli stand, chi della musica, chi della grafica, chi della distribuzione volantini ecc ecc. Ogni ingranaggio ha girato per il verso giusto.

Terzo: imprevisti. Come ogni volta che si organizza qualcosa, dalla semplice pizza con gli amici, passando per un calcetto e finendo all’organizzare una festa, ci sono degli imprevisti: stand che all’ultimo secondo dicono di non poter venire, prese della corrente che spariscono, auto che non partono, vento e quant’altro. Per fortuna che l’arte del darsi da fare è ancora una qualità che ha la nostra generazione.

Al quarto posto troviamo come sia differente, estremamente differente, pensare una festa e realizzarla. Quando hai le carte con le piantine del luogo fai mille congetture, ti vengono in mentre idee su idee, poi però quando ti trovi a fare il sopralluogo fisico ti rendi conto che è tutta un’altra cosa.

Quinta posizione: cosa può piacere a chi verrà? Ovviamente essendo una festa dove interagiranno persone estranee è ancora più complicato, perché non puoi imm

aginarti chi ci sarà e cosa vorrà e allora anche qui si prova ad indovinare, dicendo molto spesso delle grosse scemenze o cose che non c’entrano niente con il tema, il luogo e l’area dell’evento, ma poi ci si rende conto che le cose semplici sono le più apprezzate.

Sesto senso, quello che si deve avere per cercare di prevedere ogni minima cosa, dagli errori che si possono fare a quel qualcosa di mancante che però non penserai mai.

Sette, come le note, e qui mi fermo: la musica, la vera protagonista della festa. Il rock, l’ossigeno di Woodstock. Alla fine la cosa più importante è stata lei, la musica, che se non ci fosse stata non ci sarebbe stato movimento, non ci sarebbero state persone a ballare, a cantare e gioire.

Mi hanno chiesto “Enrì, ne è valsa la pena farsi il mazzo più di un mese per una sola giornata?” La risposta è no, non ne è valsa la pena, ne è valsa la gioia, mia, dei miei compagni e di tutti quelli che sono venuti.

Fonte: Il Fatto Teramano

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